Come vibra il campanile di Val Montanaia nelle Dolomiti friulane?

Il 9 giugno di quest’anno, una scossa di M4.3 nei pressi di Barcis ha messo in allarme la popolazione locale. «Pordenone Oggi» riportava la notizia della riattivazione del “Crep de Savath” (una frana incombente sul paese di Cimolais) e poneva il dubbio di possibili lesioni al campanile di Val Montanaia. Incidentalmente, non si tratta di un edificio religioso, ma di una famosissima guglia di roccia delle Dolomiti Friulane, catalogata tra i geositi di massimo interesse della Regione Friuli- Venezia Giulia e recentemente inserita nel Patrimonio Mondiale dell'UNESCO (geositi FVG).

Questo impressionante monolito isolato, quasi al centro del circo glaciale terminale della Val Montania, è il risultato dell’esarazione (processo erosivo glaciale) attuata dai ghiacciai che ricoprivano la valle e che ne hanno plasmato - sino a meno di 10.000 anni fa - le forme attuali. La guglia è alta circa 120 metri sul lato Nord-Nord-Est e 240 dalla parte Sud. La dissimetria morfologica delle pareti del Campanile testimonia anche una diversa “energia” del processo erosivo glaciale, visibilmente più accentuato nel ramo destro orografico un tempo percorso dal ghiaccio.

Dal punto di vista litologico, il geosito è costituito dalla formazione della Dolomia Principale di età triassica (Norico-Retico): una piattaforma carbonatica di mare poco profondo, depositatasi circa 210 milioni di anni fa e potente più di 1000 metri. Il Campanile è tutto di Dolomia Principale, ma a circa metà altezza sono presenti strati più sottili e meno compatti (di calcare dolomitico, con limo argilloso) sui quali si è impostata la grande cengia perimetrale tutta percorribile a piedi (il famoso “ballatoio”). In questi ultimi anni si è parlato spesso di crolli nelle Dolomiti, come quello della torre Trephor in Cinque Torri, sul Sass Maor (Pale di San Martino), sulla parete nord del Pelmo e sulla cima Una delle Dolomiti di Sesto.

Ci siamo così chiesti come oscilli la grande guglia di roccia e quale sia il suo stato di salute in rapporto alle zone sismiche più vicine, come l’area di Claut (10km) o di Barcis (22 km), o soprattutto la zona del Cansiglio (a 20 km) che nel 1936 produsse un terremoto di Magnitudo 5.8-6 (già studiato da OGS nel 2004; Sirovich e Pettenati sul n. 109 del Journal of Geophysical Research). Per rispondere occorreva però effettuare misure anche in parete ed in cima alla guglia, superando difficoltà di arrampicata del IV grado, con un passaggio di V. Muniti di due tromografi digitali (misuratori di vibrazioni spontanee di bassa intensità) e di adeguata attrezzatura alpinistica, 4 ricercatori OGS (foto 1 e 2) sono partiti il 29 agosto per la Val Meluzzo.

Trascorsa la notte al bivacco Perugini con luna piena (foto 3), la mattina seguente –alternandosi al comando della cordata– Giorgi, Pettenati e Picotti attaccavano la parete sud nel punto più basso per la via Del Zotto-di Prampero, variante della via storica normale, mentre Sirovich effettuava le misure alla base ed attorno al Campanile (foto 4). Lungo la via di arrampicata fino in vetta sono state eseguite 7 misure (foto 5, 6 e 7, 8, 9). La figura 1 riporta l’analisi di oscillazione direzionale (“spettrogramma direzionale”) effettuata sulla cima del Campanile; in ascissa, le direzioni [in pianta] delle sue oscillazioni; in ordinata, il numero di oscillazioni al secondo (Hertz) nelle varie direzioni; a destra, una scala qualitativa di ampiezza delle vibrazioni.

I pallini grandi indicano le oscillazioni principali (due “modi fondamentali”, forse di flessione rispetto alla base) del Campanile. I pallini piccoli mostrano altri tipi di oscillazioni (“modi superiori” o forse di tipo diverso, ad es. torsionali). I due “modi fondamentali” sono di circa 2,7 oscillazioni al secondo in direzione un po’ inferiore a 45°, e di circa 1,5 Hz in direzione 155°. Teniamo presente che il Campanile ha una base allungata in direzione della valle, con una larghezza molto inferiore in direzione trasversale; i due modi a 45° e 155° potrebbero quindi corrispondere alle diverse “rigidezze flessionali” del monolito in queste due direzioni. I modi secondari sono ancora tutti da capire mediante il confronto con le altre misure.

Fra le ipotesi di lavoro, vi è comunque anche quella che i due modi fondamentali citati, o qualche modo superiore, corrispondano ai modi di vibrare delle due parti del Campanile, sopra e sotto il Ballatoio (che, in questo caso, ne costituirebbe un punto di debolezza; comunque, ne riduce sensibilmente la sezione orizzontale). Ulteriori analisi cercheranno di accertare quindi se la cuspide oscilli in modo più o meno solidale con la parte inferiore del Campanile.

 

Massimo Giorgi, Marco Mucciarelli, Franco Pettenati, Stefano Picotti, Livio Sirovich